Roma. Un'occasione per mettere a fuoco la portata della
dichiarazione Dominus Iesus nella prassi della missione è stata
offerta da un incontro del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la dottrina della Fede, con i rettori e i formatori
dei 43 collegi "Redemptoris Mater", i seminari promossi nei
cinque continenti dal Cammino Neocatecumenale.
La riunione si è tenuta sabato nel Collegio di Roma. I "Redemptoris
Mater" sono seminari diocesani con finalità missionarie a
beneficio della Chiesa universale. Su richiesta dei vescovi locali ne
sono sorti 19 in Europa, 14 nelle Americhe, 6 in Asia, 2 in Africa, 1 in
Australia ed 1 in Medio Oriente. In tali collegi la formazione dei
presbiteri prevede anche l'itinerario di iniziazione cristiana del
Neocatecumenato, che ciascun seminarista segue nella sua comunità. Nei
"Redemptoris Mater", che si caratterizzano per la loro
internazionalità, si stanno formando 1500 seminaristi. Questi collegi
hanno già portato alla ordinazione 700 presbiteri.
«Grazie
per questo incontro - ha esordito il cardinale - oggi è per me una vera
gioia vedere che la nuova evangelizzazione non è una teoria. Oggi
vediamo la nuova evangelizzazione concretizzata in persone che portano
avanti il messaggio del Vangelo nel nostro tempo».
I formatori dei seminari "Redemptoris Mater", che come hanno
osservato gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argüello e
Carmen Hernandez, si trovano «in prima linea» nella sfida della nuova
evangelizzazione, hanno ringraziato il Prefetto della Congregazione per
la dichiarazione Dominus Iesus, avendo avuto modo di constatare
la sua efficacia nel fronteggiare una diffusa mentalità relativista.
«La Dichiarazione - ha detto il cardinale - esprime di nuovo con grande
chiarezza il centro della nostra fede e cioè che il Figlio di Dio si è
fatto uomo, e che così c'è ora realmente un ponte tra Dio e l'uomo.
Non ci sono, dunque, soltanto alcuni frammenti difficilmente decifrabili
della verità, ma Dio si è mostrato realmente con il suo volto».
Nel breve spazio di tempo intercorso dalla diffusione del documento si
è potuto notare che le espressioni di apprezzamento sono assai più
significative, per la loro sincerità e profondità, di alcune critiche,
dovute a incomprensioni, amplificate dai media. «I segni di gratitudine sono stati tanti - ha detto il
cardinale - non solo da cattolici, ma anche da personalità importanti
del mondo del protestantesimo. Le testimonianze sono giunte da
tutti i ceti sociali: da gente semplice, da sacerdoti e da persone di
altissima cultura». Quanto al rapporto con il mondo ebraico, si
rivelano senza vero fondamento alcuni appunti mossi alla Dichiarazione.
Il cardinale Ratzinger ha ricordato infatti il passo della Dominus
Iesus in cui si afferma che «l'Antico Testamento insieme al Nuovo
è la Sacra Scrittura ispirata dallo Spirito Santo». «Per me è
evidente - ha sottolineato - che veniamo dalla radice di Israele e che
la loro Bibbia è la nostra Bibbia, che non si tratta di una delle tante
religioni ma del fondamento e della radice della nostra fede».
Nell'incontro si è esaminato anche il ruolo di filtro spesso esercitato
dai media, ruolo funzionale a una mentalità relativista. Se da un lato
quindi è opportuno preparare il più possibile l'accoglienza dei
documenti del magistero, dall'altro è necessario favorire una
conoscenza diretta e approfondita da parte dei futuri presbiteri, e
soprattutto un'effettiva esperienza di fede, senza la quale non è
possibile contrastare alle radici il relativismo.
«Sono sicuro - ha
detto il cardinale - che in questi seminari si insegna ad amare e
conoscere i documenti del magistero. E, come si è detto, non basta solo
il lavoro intellettuale, se questo lavoro non è accompagnato e fondato
da un cammino di esperienza nel quale si verifica quanto è stato detto.
Altrimenti non si può rompere questo muro del relativismo che ci rende
impenetrabili dalla parola di Dio e dalla sua verità. Perciò ambedue
le cose sono di grandissima importanza: riflettere su questi testi per
creare una nuova cultura intellettuale cristiana e fondarla su un
cammino di vita. E
questo certamente è il grande bene che ci dà il Neocatecumenato: uno
spazio di esperienza, di cammino con Gesù e di verifica della Parola
nella nostra vita e quindi una capacità di rompere questa opposizione
dello spirito del nostro tempo con il suo relativismo».
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