Mercoledě 9 ottobre 2013, alle ore 10,00 a Pola (Hr), presso il Seminario missionario “Redemptoris Mater” per la nuova evangelizzazione, in occasione della festa d’inaugurazione dell’Anno Accademico, il prof. Antonio Gaspari, noto scrittore e giornalista (Zenit), ha tenuto una “Lectio Magistralis” sul tema: “Tutti i pontefici sono unici, ma Francesco č veramente un papa straordinario”. L’incontro č stato introdotto dal Rettore di origine umbra Don Piergiorgio De Angelis. Ospiti dell’occasione il Vescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi, il Vescovo di Pola mons. Dražen Kutleša, il Rettore mons. Janez Oberstar ed il vice rettore del “Redemptoris Mater” di Trieste con i seminaristi, varie autoritŕ.
Riportiamo qui di seguito il testo integrale della “Lectio Magistralis” del prof. Antonio Gaspari al Seminario “Redemtoris Mater” di Pola il 9 ottobre 2013
Tutti i pontefici sono unici, ma Francesco č veramente un papa straordinario, incredibile. Ci stupisce ogni giorno di piů. Alla domanda “Chi č papa Bergoglio?” posta dal direttore di Civiltŕ Cattolica, il Pontefice ha risposto “Sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”. Come č noto Il motto di Papa Francesco “Miserando atque eligendo” č tratto da un’omelia di Beda il Venerabile, un santo monaco britannico, dottore della Chiesa, e traducibile come “lo guardň con misericordia e lo scelse”. Fa riferimento all’episodio evangelico della chiamata di san Matteo. E’ scritto nel Vangelo “Vide Gesů un pubblicano e, siccome lo guardň con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi”. Come il Matteo del quadro di Caravaggio che sta nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, il Pontefice ha ripetuto, questo sono io: “un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”. E questo č quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice.
Compie azioni incredibili
Vive in una camera di albergo. Viaggia in macchine ordinarie.
Dove puň fa a meno della scorta. Veste sobriamente. Indossa
scarponi ortopedici con tante gobbe. Ha il pettorale d’argento
ed anche l’anello hanno dovuto insistere per farlo dorare.
Visita, consola e confessa, carcerati, malati di AIDS, persone
con problemi psichiatrici. Non c’č stato un giovedě santo in cui
ha celebrato in Diocesi, ma nelle carceri, negli ospedali, nei
manicomi, negli ospizi, negli orfanotrofi, nelle favelas, nei
quartieri piů poveri e malfamati. Vederlo quando si muove tra la
gente č un’esperienza unica. Conforta e calma i malati ed i
diversamente abili, prende al volo i rosari che gli vengono
lanciati, mette il ciuccio a bambini che piangono, ad una
adolescente che era in carrozzella con la gamba ingessata ha
scritto il suo nome sul gesso, saluta e abbraccia tutti,
benedice, consiglia, ascolta i bambini e gli anziani, dialoga
intensamente con la gente, li invita a rispondere alle sue
domande, invoca preghiere comuni, a volte in silenzio.
Moltissimi si commuovono
E poi telefona in prima persona. E’ lui a cercare le pecorelle
smarrite. Condivide le sofferenze, le chiama per nome, le
rassicura, trova soluzioni, un vero padre che non fa mancare la
sua presenza e che riporta a Dio tante pecorelle smarrite.
Suscita un entusiasmo
incredibile
Con 10 milioni di follower su Twitter, il Pontefice si č
aggiudicato di recente l’Oscar del web, come Personaggio
dell’anno al Blogfest 2013, sbaragliando la concorrenza di star
di Internet. In vaticano arrivano una media di duemila lettere
al giorno a lui indirizzate. L’Angelus e l’udienza del mercoledě
con oltre centomila persone, senza precedenti. Testimonianze di
parroci parlano di persone che da quando c’č papa Francesco
fanno la fila al confessionale, mai vista tanta gente che si
vuole confessare. A Roma anche la Radio piů popolare che parlava
solo di calcio e di sport adesso trasmette l’Angelus della
Domenica. In Polonia, mi hanno detto che negli ultimi 7 mesi
sono aumentate di molto le richieste per entrare in seminario.
Un Sondaggio fatto in Russia ha rivelato che il 71% della
popolazione vuole che Papa Francesco vada a Mosca. Secondo un
altro Sondaggio fatto su quasi mille giovani dall’Istituto
Toniolo č emerso che l’83,6 % sostiene che le parole scelte sono
adatte al mondo contemporaneo, capaci cioč di raggiungere il
cuore delle persone. Il Pontefice č simpatico al 91,5%,degli
intervistati, l’81% sostiene che č capace di far crescere la
coerenza morale tra i comportamenti e i valori affermati.
Qual č il suo segreto?
Dal punto di vista dottrinale non c’č nessuna differenza con i
suoi predecessori, ma č cambiato l’approccio. Papa Francesco non
aspetta di essere criticato, ne risponde mai male al male, o
accetta di alimentare polemiche, al contrario, come san
Francesco si dirige verso i nemici e prova ad abbracciarli, gli
spiega il sacrificio di Cristo e gli propone di abbassarsi
insieme sotto la Croce, facendo della debolezza l’arma per
trovare la pace. Ha detto a questo proposito ai redattori della
Civiltŕ Cattolica il 14 giugno nel 163° anniversario della
rivista: “E’ vero che la Chiesa richiede di essere duri contro
le ipocrisie, frutto di un cuore chiuso, ma il compito
principale non č di costruire muri, ma ponti, č quello di
stabilire un dialogo con tutti gli uomini, anche con coloro che
non condividono la fede cristiana, ma hanno il culto di alti
valori umani, e perfino “con coloro che si oppongono alla Chiesa
e la perseguitano in varie maniere”. Quest’ultima frase č
ripresa dalla “Gaudium et Spes”, al numero 92). “Dialogare
significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da
dire, fare spazio al suo punto di vista, alla sua opinione, alle
sue proposte, senza cadere, ovviamente, nel relativismo. E per
dialogare bisogna abbassare le difese e aprire le porte”. Ha
aggiunto papa Francesco: “Sono tante le questioni umane da
discutere e condividere e nel dialogo č sempre possibile
avvicinarsi alla veritŕ, che č dono di Dio, e arricchisce
vicendevolmente”. Papa Bergoglio ha ricordato l’affermazione di
Sant’Ignazio secondo cui “bisogna cercare e trovare Dio in tutte
le cose”. Nell’intervista a Civiltŕ cattolica ha spiegato “Io ho
una certezza dogmatica: Dio č nella vita di ogni persona, Dio č
nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona č stata
un disastro, se č distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque
altra cosa, Dio č nella sua vita. Lo si puň e lo si deve cercare
in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona č un terreno
pieno di spine ed erbacce, c’č sempre uno spazio in cui il seme
buono puň crescere. Bisogna fidarsi di Dio”. In questo contesto
a proposito della diffusione della fede ha scritto nel n. 34
della Enciclica Lumen Fidei: “risulta chiaro che la fede non č
intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro.
Il credente non č arrogante; al contrario, la veritŕ lo fa
umile, sapendo che, piů che possederla noi, č essa che ci
abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza
della fede ci mette in cammino, e rende possibile la
testimonianza e il dialogo con tutti”. Nel rapporto contro chi
attacca o perseguita la Chiesa, papa Francesco risponde come ha
risposto il beato croato Miroslav Buleić: “La mia vendetta č il
perdono!” spiegando che “il martirio č amore, ed č la vittoria
su ogni specie di odio”. Anche il beato Jerzy Popiełuszko
martire polacco, ha sottolineato che compito dei cristiani č
quello di combattere “il male e non le sue vittime”. Chiarissimo
insegnamento di san Paolo in quale nella Lettera ai Romani h
scritto: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene
il male” (12,21). Il male non si sconfigge con il male: su
quella strada, infatti, anziché vincere il male, ci si fa
vincere dal male. A questo proposito il Papa ha spiegato che la
giustizia umana č troppo limitata per salvarci e se pratichiamo
“occhio per occhio, dente per dente”, mai usciremo dalla spirale
del male. Diversa č la giustizia di Dio che di fronte ai peccati
ed al male ha accettato la Croce ed ha dato la vita per noi.
La pratica dell’umiltŕ
Papa Francesco ha un’identitŕ forgiata profondamente nel
Vangelo. Secondo padre Bergoglio “Bisogna curare il malato,
anche quando suscita repulsione”. “Mi fa orrore andare in
carcere – ha raccontato – perché quello che si vede č molto
duro, ma vado comunque, perché il Signore desidera che mi trovi
a contatto con il bisognoso, il povero, il sofferente”. E’ noto
che Bergoglio usava andare nei quartieri piů malfamati di Buenos
Aires e che da lě sia riuscito a far emergere diverse vocazioni.
Ai giovani detenuti che ha visitato il giovedě santo (28 marzo),
ha sottolineato che con il gesto di lavare i piedi, il Signore
che č il piů importante, quello piů in alto, ci mostra che il
compito dei piů grandi č quello di servire i piů piccoli.
“Aiutarsi l’uno con l’altro – ha continuato Papa Francesco –
questo č quello che Gesů c’insegna e questo quello che io
faccio. Lo faccio con il cuore perché č mio dovere. Come prete e
come vescovo, devo essere al vostro servizio. lo vi amo e amo
farlo perché il Signore cosě me l’ha insegnato, ma anche voi
aiutatevi sempre l’uno con l’altro e cosě aiutandoci ci faremo
del bene”. Il pontefice ha un’idea molto chiara di cosa
significa servire. Ai 132 tra capi di stato e principi regnanti
che sono venuti a Roma per la sua elezione a Pontefice, ha detto
che “il vero potere č il servizio”. “Non dimentichiamo mai che
il vero potere č il servizio – ha sottolineato – e che anche il
Papa per esercitare il potere deve entrare sempre piů in quel
servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Prima di
ricevere i rappresentanti di trenta chiese cristiane ha fatto
togliere il trono papale e l’ha sostituito con un semplice
seggio. Li ha ricevuti come Vescovo di Roma e si č presentato
come “servo dei servi”. In tutta la sua vita padre Bergoglio ha
combattuto con sé stesso per essere vicino a Gesů. L’ha cercato
nel volto dei poveri, dei malati, dei peccatori, dei carcerati,
dei lontani, dei disperati. Nell’incontro con la sofferenza, con
il dolore, con la disperazione, con la Croce, padre Bergoglio
rivive la passione di Gesů e contemplando e curando le ferite,
spera e crede che il sangue di Cristo continui a lavare i
peccati di tutti. Una sorta di Eucaristia vissuta
quotidianamente nella compassionevole cura dei corpi e delle
anime. A questo proposito domenica 7 aprile, giornata della
Misericordia, ha spiegato “Nella mia vita personale ho visto
tante volte il volto misericordioso di Dio, la sua pazienza; ho
visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe
di Gesů dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertŕ,
nascondi nelle tue piaghe il mio peccato, lavalo col tuo sangue.
E ho sempre visto che Dio l’ha fatto, ha accolto, consolato,
lavato, amato”. Al collegio cardinalizio che ha incontrato il15
di marzo, papa Francesco ha rivolto un invito a non “cedere mai
al pessimismo”. “Non cediamo mai al pessimismo e allo
scoraggiamento a quell’amarezza che il Diavolo ci offre ogni
giorno” – ha sottolineato il Pontefice, perché – “Abbiamo la
ferma certezza che lo Spirito Santo continua a operare e
cerchiamo nuovi metodi per annunciare il Vangelo.
L’umiltŕ e la
misericordia
Un’altra parola utilizzata e testimoniata da papa Francesco č
l’umiltŕ. Nel saggio, edito dalla EMI e intitolato “Umiltŕ la
strada verso Dio” Jorge Mario Bergoglio ha scritto “č Cristo che
ci permette di accedere al fratello a partire dal nostro
abbassarci”. Secondo Papa Francesco “il nostro camminare sulla
via del Signore comporta di assumere, l’abbassamento della
Croce. Accusarsi č assumere il ruolo del reo, come lo assunse il
Signore caricandosi delle nostre colpe” – pertanto – “l’accesso
al fratello lo realizza lo stesso Cristo a partire dal nostro
abbassamento”. Il commento dell’Arcivescovo di Buenos Aires,
s’ispira ad alcuni scritti di Doroteo di Gaza, un abate monaco e
eremita del VI secolo. Ha scritto Doroteo di Gaza: “Credi in
tutto quello che ci accade, anche i minimi dettagli, viene dalla
Provvidenza di Dio e sopporterai senza impazienza tutto ciň che
verrŕ. (…) Credi che il disprezzo e le offese sono rimedi contro
l’orgoglio della tua anima e prega per quelli che ti trattano
male, considerandoli vedi medici”. Ed ancora: “non cercare di
conoscere il male del tuo prossimo, e non alimentare sospetti
contro di lui. E se la nostra malizia li fa nascere, cerca di
trasformarli in pensieri buoni”. Si racconta che Abba Zosima,
uno dei maestri di Doroteo di Gaza, diceva che occorre pensare a
chi fa del male “come a un medico inviato da Cristo” come a “un
benefattore” perché “tutto č un appello alla conversione, a
rientrare in se stesso e a scoprire solidarietŕ con i
peccatori”.
La questione della morale
Come hanno notato in molti, la vera novitŕ di papa Francesco,
piů che a livello dottrinale, č a livello di atteggiamento: “La
prima riforma – egli dice – deve essere quella
dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone
capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella
notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella
loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole
pastori e non funzionari o chierici di Stato”. “Sogno – aggiunge
– una Chiesa Madre e Pastora. I ministri della Chiesa devono
essere misericordiosi, farsi carico delle persone,
accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce,
solleva il suo prossimo. Questo č Vangelo puro. Dio č piů grande
del peccato. Le riforme organizzative e strutturali sono
secondarie, cioč vengono dopo”. E’ vero che alcuni si sentono
orfani di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II dicendo che non
si ritrovano nelle parole di papa Francesco, soprattutto sui
temi della morale. Eppure padre Bergoglio nella sua pratica di
Arcivescovo č sempre stato ligio e fedele alla dottrina.
Sull’accoglienza ai divorziati, sulla pratica
dell’omosessualitŕ, sulle persone che hanno scelto
l’interruzione volontaria di gravidanza, sul celibato, ecc. papa
Francesco non presenta nessuna novitŕ dottrinale, č fedelissimo
a quanto scritto nel Catechismo della chiesa Cattolica. Cambia
perň la sua strategia per far capire cosa pensa la chiesa, č
diverso il suo approccio nei confronti di chi critica la
dottrina, spiega l’essenzialitŕ del messaggio cristiano, propone
qualcosa di piů che rispettare le leggi morali. Nell’intervista
a Civiltŕ Cattolica ha spiegato: ”Non possiamo insistere solo
sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso
dei metodi contraccettivi. Questo non č possibile. Io non ho
parlato molto di queste cose, e questo mi č stato rimproverato.
Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il
parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio
della Chiesa, ma non č necessario parlarne in continuazione”.
“Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha piů
bisogno oggi č la capacitŕ di curare le ferite e di riscaldare
il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimitŕ. Io vedo la
Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. Č inutile
chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri
alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di
tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna
cominciare dal basso”. Nell’angelus del 7 aprile, il Papa ha
ricordato la parole di Gesů “Pietro, non avere paura della tua
debolezza, confida in me”; e Pietro comprende, sente lo sguardo
d’amore di Gesů e piange. Che bello č questo sguardo di Gesů –
quanta tenerezza! Fratelli e sorelle, non perdiamo mai la
fiducia nella misericordia paziente di Dio!” Voglio concludere
raccontandovi di una telefonata che papa Francesco ha fatto ad
Anna Romano, giovane commessa di Roma residente ad Arezzo. La
ragazza 35 anni, divorziata, incinta, abbandonata dal padre del
bambino, giŕ sposato e con un figlio, stata vivendo un momento
difficilissimo. L’amante l’aveva invitata ad abortire perché non
aveva nessun’intenzione di occuparsi del bambino che sarebbe
nato, ma Anna non aveva ceduto. Confortata dai genitori, Anna ha
scritto una lettera a papa Francesco. Non si era fatta
illusioni, anzi pensava che quella lettera sarebbe finita chissŕ
dove. Poi, un martedě agli inizi di settembre, ha ricevuto una
chiamata. Un numero fisso da Roma che non conosceva. Quando ha
risposto ed ha sentito: “Pronto Anna? Sono Papa Francesco”, la
ragazza č quasi svenuta. Ha raccontato che con una mano tremante
reggeva il cellulare, con l’altra si accarezzava il grembo. “Ho
pensato a uno scherzo – ha raccontato – ma poi lui ha fatto
riferimento alla lettera”. “Ho ricevuto la tua lettera” le ha
detto Francesco. “Sono rimasta pietrificata, ho riconosciuto la
sua voce, ho subito capito che era davvero il Pontefice” ha
raccontato Anna, la quale aveva avuto la fortuna di vedere il
Papa una sola volta da lontano in piazza San Pietro. Come ha
riferito Salvatore Cernuzio su ZENIT (www.zenit.org) Anna ha
confessato: “Non avrei mai immaginato che un giorno il Papa
potesse azzerare ogni distanza tra noi chiamandomi al cellulare
come fosse un caro e saggio amico”. Ed ha aggiunto: “Ho
ascoltato le sue parole: aveva letto la mia lettera, mi ha
rassicurata dicendomi che il bimbo era un dono di Dio, un segno
della Provvidenza. Mi ha detto che non sarei mai rimasta sola”.
“Mi ha riempito di gioia – ha sottolineato – quando mi ha detto
che ero stata molto coraggiosa e forte per il mio bambino”. Anna
ha riferito al pontefice di essere preoccupata per il battesimo.
“Quando gli ho detto che intendevo battezzarlo – ha raccontato –
ma che avevo paura che non fosse possibile perché sono una
ragazza madre, giŕ divorziata, lui mi ha rassicurata dicendomi:
“Sono convinto che non avrai problemi a trovare un padre
spirituale, in caso contrario, sappi che ci sono sempre io”.
“Spero che la mia storia – ha concluso Anna – sia da esempio a
tante donne che si sentono lontane dalla Chiesa solo perché
hanno trovato l’uomo sbagliato”. La nascita č prevista per i
primi giorni di aprile e Anna ha detto che se sarŕ un maschietto
“Lo chiamerň Francesco ovviamente!”.
Misericordia: programma
del pontificato di papa Francesco
Prima dell’Angelus del 15 settembre il Pontefice ha spiegato che
la gioia di Dio č quella di amare e perdonare, non per buonismo,
ma per colmare d’amore le voragini del male. Da quando č
diventato Vescovo di Roma, molti fedeli e non credenti si sono
chiesti quale fosse la missione e il fondamento del Pontificato
di Papa Francesco. Con le parole pronunciate prima dell’Angelus
il Papa ha chiarito ulteriormente il programma del suo
pontificato. La parola chiave č Misericordia. Ha detto Papa
Francesco che le tre parabole della misericordia: quella della
pecora smarrita, quella della moneta perduta e quella del figlio
prodigo, contenute nel capitolo 15 del Vangelo di Luca, tutte
“parlano della gioia di Dio”.
Ma qual č la gioia di
Dio?
“La gioia di Dio č perdonare”, ha risposto il Papa, spiegando
che “E’ la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la
gioia di una donna che ritrova la sua moneta; č la gioia di un
padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto”. “Qui
c’č tutto il Vangelo, c’č tutto il Cristianesimo!”, ha
sottolineato il Pontefice, precisando che “non č sentimento, non
č buonismo!”. Secondo papa Francesco, ‘la misericordia’ č la
vera forza che puň salvare l’uomo e il mondo dal male morale e
spirituale. Per questo motivo l’amore misericordioso č la gioia
di Dio perché solo l’amore puň colmare “le voragini negative che
il male apre nel cuore e nella storia”. Dopo aver riconosciuto
che “ognuno di noi, č quella pecora smarrita, quella moneta
perduta (…) quel figlio che ha sciupato la propria libertŕ
seguendo idoli falsi”, il Papa ha affermato che “Dio non ci
dimentica (…) non ci abbandona mai. E’ un padre paziente, ci
aspetta sempre!”. “E quando ritorniamo a Lui, ci accoglie come
figli, nella sua casa, (…) il suo cuore č in festa”, perché “Dio
ha questa gioia, quando uno di noi peccatore va da Lui e chiede
il suo perdono”. C’č perň un pericolo, – ha sostenuto papa
Francesco – ed č quello di presupporre che noi siamo giusti, e
possiamo giudicare gli altri. “Giudichiamo anche Dio, – ha
aggiunto – perché pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori,
condannarli a morte, invece di perdonare”. Quando facciamo cosě
“rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre!” ha detto il
Papa, spiegando che ci si comporta come quel fratello maggiore
della parabola, che “invece di essere contento perché suo
fratello č tornato, si arrabbia con il padre che l’ha accolto e
fa festa”. Chiarissima l’affermazione del Papa: “Se nel nostro
cuore non c’č la misericordia, la gioia del perdono, non siamo
in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti,
perché č l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti”.
E’ infatti l’amore per Dio e per il prossimo che dŕ compimento a
tutti i comandamenti. A questo proposito il Papa ha spiegato che
la giustizia umana č troppo limitata per salvarci e se
pratichiamo “occhio per occhio, dente per dente”, mai usciremo
dalla spirale del male. Diversa č la giustizia di Dio che di
fronte ai peccati ed al male ha accettato la Croce ed ha dato la
vita per noi. Per non limitarsi alla sola spiegazione, papa
Francesco ha concluso invitando tutti a pensare in silenzio “ad
una persona con la quale non stiamo bene, con la quale ci siamo
arrabbiati, alla quale non vogliamo bene. Pensiamo a quella
persona e in silenzio, in questo momento, preghiamo per questa
persona e diventiamo misericordiosi con questa persona”.
Strepitosa la capacitŕ di questo Pontefice che dopo aver
spiegato il Vangelo invita tutti a pregare insieme, senza
dimenticare di augurare una buona domenica e un buon pranzo.
Arrivederci!