I seminari "Redemptoris Mater" |
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Seminari Diocesani Missionari "Redemptoris Mater"
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Seminario Diocesano Missionario
Redemptoris Mater Goma (Congo) |
Questo video è stato pubblicato il 28 luglio 2013 dall’utente di YouTube Luis Falduti.
L'ultimo aggiornamento di questo video è stato in data 13 novembre 2013.
Ha avuto la fortuna di partecipare a questa celebrazione della Pasqua a Goma, Congo
in questa scuola del Cammino Neocatecumenale.
Pubblicato il 28 lug 2013 Tuve la buena fortuna de poder participar de esta celebración de la Pascua de Resurrección en Goma, Congo, en este centro de estudios del Camino Neocatecumenal. Y ahí pude descubrir particularidades de este movimiento católico. Lugar maravilloso a orillas del Lago Kivu y una celebración, larguísima, donde la cena, cordero se sirvió al amanecer. Los participantes, muy elegantes, finalizan danzando alrededor del altar.... inolvidable. Entre todos ellos, un joven argentino, de Cipoletti. |
Pubblicato il 28 lug 2013 (Traduzione
automatica) Ho avuto la fortuna di poter partecipare a questa celebrazione di Pasqua a Goma, in Congo, in questo centro di studio del Cammino Neocatecumenale. E lì sono stato in grado di scoprire le peculiarità di questo movimento cattolico. Posto meraviglioso sulle rive del lago Kivu e una festa, molto lunga, dove la cena, l'agnello veniva servita all'alba. I partecipanti molto eleganti finiscono per ballare intorno all'altare ... indimenticabili. Tra tutti, un giovane argentino di Cipoletti. |
Continuano
nella Repubblica Democratica del Congo gli scontri tra il governo e i ribelli
del gruppo M23 per il controllo della città di Goma, capitale dello stato del
Nord Kivu. Nuovi scontri, che hanno fatto più di 80 vittime, sono stati
registrati negli ultimi giorni aggravando una situazione già drammatica di
emergenza umanitaria. Nel panorama di una situazione politica incerta, confusa
anche dagli interessi economici dietro la ricca e fertile regione del Nord Kivu,
Davide Pagnanelli ha raccolto la testimonianza di Davide de Arcangelis,
seminarista presso il seminario "Redemptoris Mater" di Goma,
sulle emergenze più urgenti che affliggono la popolazione locale:
R. - Goma - già normalmente - è una città in cui manca la corrente elettrica,
manca l’acqua corrente; le strade quasi non esistono o sono in uno stato molto
dissestato… Quindi in una situazione di emergenza così, in cui ci sono alcune
migliaia, decine di migliaia, di rifugiati nei campi di accoglienza, c’è
ovviamente bisogno di tutto, di tutti i beni di prima necessità.
D. - Come agisce la Chiesa locale per rispondere alle necessità anche spirituali
della popolazione?
R.
- La Chiesa fa un po’ quello che può. Il vescovo, mons. Kaboy, si "spolmona" per
cercare di quietare un po’ i fuochi del tribalismo, che è quello che poi anima
questi sentimenti di frustrazione, di angoscia, di paura e anche soprattutto di
rabbia che ha la popolazione. La Chiesa compie quindi un’opera enorme sia da un
punto di vista materiale - la Caritas di Goma è una delle prime in termini di
servizi, di qualità del servizio - fornendo beni di prima necessità, soprattutto
nei campi dei rifugiati; sia anche da un punto di vista pastorale. C’è un’azione
di tipo pastorale a livello di evangelizzazione, andando anche nei campi o
facendo delle missioni: noi abbiamo anche fatto delle missioni nelle strade. C’è
bisogno di ricostruire un po’ la fede, perché praticamente la guerra a Goma -
dal ’94 - non è mai finita, anche se ha visto brevi momenti di pace: ovviamente
tutto questo genera una tale frustrazione da far perdere loro un po' la fede, la
speranza e anche un po’ il senso del vivere.
D. - Puoi raccontarci di qualche risultato dell’evangelizzazione a Goma?
R. - Ce ne sono, senz’altro! Vedere che la Chiesa cattolica esce a cercare le
persone, a cercare di parlare con loro, ha fatto avvicinare un gran numero di
persone. Noi abbiamo anche un gran numero di coppie miste dal punto di vista
delle tribù: coppie hutu-tutsi che vivono insieme, che vivono una fede seria,
che li fa maturare. Ci sono giovani che si avvicinano, che danno anche
disponibilità a Dio rispondendo ad una chiamata vocazionale; ci sono matrimoni
ricostruiti: c’è un piccolo focolaio - diciamo così - di persone che accoglie il
Vangelo, che accoglie questa predicazione, che accetta di cambiare vita, che
accetta di smettere di mormorare, di vivere in una situazione così disperata. Il
problema della gioventù è questo, perché i giovani non vedono un futuro davanti
a loro: guardando al futuro, vedono quello che c’è e quindi guerra, povertà,
difficoltà… E’ un’opera enorme, ma abbiamo visto però che molte coppie, molte
persone hanno scelto di restare a Goma: cosa che non è certo scontata, perché
tutti quelli che possono vanno via!
Testo proveniente dalla pagina
http://it.radiovaticana.va/news/2013/08/27/congo:_nuovi_scontri_a_goma,_la_chiesa_al_fianco_della_popolazione/it1-723138
del sito Radio Vaticana
Don Pietro Strano racconta il primi giorni come missionario in Congo
Etichette: Congo, don Pietro Strano, News
Riceviamo e pubblichiamo il racconto di don Pietro Strano in "missione itinerante" nella città di Goma nel Congo, ai confini con il Ruanda:
Ciao a tutti, qui va benissimo. Solo per il fatto che sono in Africa va tutto bene!!
Sto imparando cose nuove perché sono stato chiamato a fare da vice rettore al seminario Missionario Redemptoris Mater di Goma nel sud est del Congo ai confini con il Ruanda.
La cittadina si trova sulle rive del lago Kivu e ai piedi del vulcano Nyiragongo, che nel gennaio del 2002 ha fatto disastri con l'eruzione spaccando la città in due e distruggendo molte case e negozi, per cui molti sono rimasti senza niente.
Il paesaggio assomiglia ad Adrano la mia città natale alle pendici dell'Etna. Qui non c'è la classica terra rossa africana ma la sabbia nera e le case sono fatte non di argilla, perché non esiste, ma basalto e pietra lavica tagliata come in Sicilia. Diciamo che mi sento un po' a casa mia. Il paesaggio è verde perché piove quasi tutto l'anno tranne febbraio e marzo. così anche il clima, anche se piovoso, non è umido in quanto è ventilato.
Per il momento si respira un po' di pace dopo la guerra tra Hutu e Tusi nel 1994/95, che ha molto interessato la città di Goma in quanto molti dal Ruanda sono passati in Congo per rifugiarsi. Fino a luglio scorso ci sono stati piccole sommosse di ribelli militari Hutu, ma tutto è sotto controllo.
In seminario abbiamo 17 seminaristi e 3 sono in itineranza, cioè sono in missione perchè fa parte della loro formazione. Sono italiani, spagnoli, di Santo Domingo, argentini, dell'Ecuador, della Costa D’avorio e congolesi.
Goma ha vissuto l’eccidio tribale della guerra dei 100 giorni (aprile/agosto 1994) nel Rwanda tra gli Hutu nei confronti dei Tutsi (Watussi) perché i primi sono più numerosi di questi, ma i Tutsi erano al governo del paese. Venanzio, il rettore, mi ha detto che in quell’eccidio sono stati uccisi circa un milione di Tutsi. A questo eccidio hanno collaborato anche molti cristiani e religiosi con preti consenzienti, per esempio in una scuola materna condotta da suore hanno portato fuori, con una scusa, i bambini Hutu lasciando in classe i Tutsi, così sono entrati nelle aule i militari e li hanno trucidati tutti. Sono stati molti i casi del genere quindi la Chiesa si porta dentro queste ferite e queste colpe. I religiosi o preti che non hanno acconsentito a far uccidere i Tutsi sono stati uccisi anche loro.
Questa ferita è ancora aperta perché qui a Goma si sono rifugiati i Tutsi sfuggiti al massacro. Ieri per esempio abbiamo fatto la penitenziale con la comunità neocatecumenale più vecchia di cammino e nelle confessioni ho ascoltato ancora il peccato di tribalismo, di odio e di vendetta, ma grazie a Dio con la Parola ricevuta in comunità il Signore li sta aiutando nella conversione. Questa è l'opera di evangelizzazione che facciamo, ricostruire l'uomo nel sua anima perché il peccato ha distrutto l'Amore di Dio in loro.
La nostra missione non è costruire chiese, scuole o ospedali, ma ricostruire la vita delle persone annunciando il Kerigma, l'Amore di Dio che salva l'umanità e la chiama a conversione, alla riconciliazione, alla pace. Il seminario vive di provvidenza, con offerte dall'Italia. Inoltre abbiamo circa 20 ettari di terreno che ci permette di produrre frutti e ortaggi, in più una stalla con 25 mucche, quindi abbiamo il latte, maiali, galline e pecore; tutto ciò che è in eccedenza lo vendiamo per sostenere i seminaristi negli studi e nel vitto e alloggio in quanto loro vengono in seminario senza niente perché naturalmente sono poveri. Il tutto viene portato avanti da missionari laici del Cammino Neocetecumenale che stanno donando la loro vita per servire la Chiesa nel formare futuri sacerdoti.
Spero che hai capito qualcosa! Mi farebbe piacere se queste notizie possano mettere in comunione la Diocesi, in quanto non sono venuto a nome mio personale in missione ma a nome di una Chiesa con a capo un suo Pastore, il Vescovo.
Un abbraccio don Pietro
(pietrostrano@davide.it)